EDELSTEIN C., 2007. TRENTO, ERICKSON
Cecilia Edelstein presenta al pubblico italiano il primo volume sistematico e completo sul counseling sistemico, inquadrandolo nei suoi sviluppi storici e socio-culturali, nei suoi riferimenti teorici ed epistemologici, per arrivare a definire un modello pluralista di counseling che, traendo le sue origini dalla terapia familiare e dal pensiero sistemico nelle sue varie declinazioni, rivela le proprie potenzialità in un’ampia varietà di contesti.
In questo modello, le abilità comunicative – non solo verbali – vengono a essere il motore del processo evolutivo che porterà il cliente a essere protagonista attivo del cambiamento all’interno del proprio contesto di vita e di relazioni. Completano il volume le esperienze di professionisti che lavorano nei diversi ambiti del counseling, che offrono al lettore una ricca panoramica sulle possibilità della sua applicazione, ampliando gli orizzonti della relazione d’aiuto.
Il libro contiene una prefazione di Salvador Minuchin, pioniere della Terapia familiare e artefice dell’approccio strutturale:
“[…] Nel suo modello pluralista, Edelstein fa dialogare la prospettiva Milanese, gli strutturalisti e Virginia Satir. Con entusiasmo, fa sedere attorno al suo tavolo Andolfi, Boscolo, Minuchin, Cecchin, e Ackerman, così come Michael White e de Bernart e suggerisce che dovrebbero rimanere fedeli ciascuno al proprio approccio, senza tentare di convincere gli altri. […]
Come formatrice, Edelstein passa dalla concettualizzazione a un enfasi sulle tecniche, dalla teorizzazione alla formulazione di strategie da intraprendere nella relazione d’aiuto. Complimenti!
L’autrice propone un nuovo modello, che non è la somma delle scuole sistemiche. È un approccio sistematico e complesso nello stesso tempo, che delinea i contenuti e i confini di una nuova professione. Il counseling sistemico non è più una variazione della terapia familiare: all’interno del pensiero sistemico, diventa autonomo, ha una sua dignità e sviluppa un linguaggio a sé. […]
Penso che l’autrice sia andata oltre la promessa iniziale di fornire i dettagli di un approccio pluralista al Counseling. È mia convinzione che questo libro troverà ampio spazio fra i contributi più importanti alla formazione nel campo delle professioni di aiuto.” Salvador Minuchin, Boca Raton (Florida).
Con i contributi di: A. Battaglia, S. Benedetti, G. Bert, I. Bozzetto, A. Caruso, C. Fabbri, I. Gandini, M. Giuliani, A. Martinelli, T. Monini, P. Muraro, G. Parisi, S. Quadrino, L. Ubbiali, F. Vadilonga.
RECENSIONE DI GUIDO VERONESE
Dalla Rivista m@gm@ del 2007, 5(3): Visita il link
Cecilia Edelstein si addentra in un terreno assai poco battuto, quello dell’integrazione e del dialogo tra diversi modelli sistemici. L’origine multicentrica e polisemica delle terapie familiari non ha mai, paradossalmente, prodotto un dialogo fertile tra i diversi orientamenti creando non pochi problemi ai neofiti che volessero addentrarsi nel territorio degli approcci relazionali. Non è un caso che non sia affatto scontato individuare una definizione univoca e condivisa di terapia familiare.
Le scuole dagli anni Sessanta del secolo scorso ad oggi si sono susseguite con vertiginosa turbolenza; alcune di esse vivono ancora oggi un fertile momento di sviluppo, altre involvono fino a scomparire senza lasciare traccia. Sconcertante appare l’assenza di una volontà di dialogo tra gli scolarchi, morbosamente attaccati all’ortodossia dei propri maestri e il più delle volte più preoccupati di salvaguardare il proprio sguardo piuttosto che rivelarsi inclini a fornire nuova linfa vitale al modello. Tali resistenze rischiano di mettere in crisi un approccio, quello sistemico, che oggi in alcuni ambienti (vedi ad esempio l’Accademia) fatica a trovare lo spazio che gli competerebbe. Paradossalmente alcuni “neo-sistemici” sembrano maggiormente innamorati delle concettualizzazioni intrapsichiche e acontestuali, piuttosto che disposti alla pericolosa ricerca di nuovi stimoli nel variegato universo dei sistemi complessi.
Edelstein attacca con decisione il pregiudizio, tratta con irriverenza la scuola di Milano, apre alla narrazione lo strutturalismo di Minuchin e ipotizza servendosi delle tecniche umanistico esperienziali di Virginia Satir. Strutturalismo, seconda cibernetica, approccio narrativo e modelli umanistici, nel libro della Edelstein si ingaggiano in una danza creativa che trova nella poco conosciuta (e valorizzata) disciplina del counseling terreno fertile per sperimentare nuove vie evolutive per il pensiero sistemico.
La pratica clinica non subisce l’epistemologia e l’epistemologia non teme di incarnarsi nella pratica clinica. Un’operazione da molti considerata ardita ed eretica trova nei primi capitoli del libro un’insperata armonia e proporzione tra le parti che si amalgamano con estrema naturalezza nell’originale pensiero sistemico pluralista.
Il primo capitolo si sofferma su una disamina della professione di aiuto e della professione counseling, alla perenne rincorsa della presunta sorella maggiore, più prestigiosa e blasonata, la psicoterapia. L’autrice invita il counselor a trovare un proprio spazio, un’identità che lo liberi dalla sudditanza indotta dal potere psichiatrico in primis, ma anche dall’egemonia dello psicoterapeuta e ricorda come le terapie familiari storicamente si siano sviluppate dal counseling e dalle professioni d’aiuto cercando un punto di discontinuità con quelle discipline “psi” contro cui si sono levati gli anatemi di personalità del calibro di Gregory Bateson e Jay Haley.
Il secondo capitolo esplora i modelli epistemologici che hanno informato il più fertile dibattito scientifico del secolo scorso: cibernetica, teoria dei sistemi, teorie della comunicazione tra cui i paradossi e i circuiti bizzarri concorrono ad introdurre quelle tecniche che fanno del modello sistemico pluralista un unicum nel panorama delle terapie relazionali.
Il terzo capitolo è dedicato ad alcuni pionieri della terapia familiare, quei commensali che l’autrice, come indicato da Sal Minuchin nella breve, lucida e affettuosa prefazione, mette intorno ad un tavolo per dialogare, pur restando fedeli al proprio modello.
Il quarto capitolo apre alle caratteristiche peculiari dell’approccio pluralista, alle tecniche verbali, non verbali ed espressive e alla loro applicazione nella pratica clinica.
La seconda parte del libro, collettanea, presenta il lavoro delle principali scuole di counseling del Nord Italia nei più disparati ambiti di applicazione: dalla clinica all’ambito sanitario, dalla scuola all’azienda.
L’opera appare corposa e densa di concetti, rigorosa dal punto di vista scientifico, fedele ed esaustiva per quanto riguarda la ricostruzione storica. Interessante, e questo può essere un invito all’autrice, sarebbe dare un’evidenza empirica al modello, mettendolo a confronto con gli esiti e il processo dei diversi approcci sistemici. Quello proposto dalla Edelstein non appare un modello integrato e neppure eclettico, ma un primo doveroso passo verso una sintesi all’interno della galassia sistemica a rischio di dissipazione. Ancora una volta è il counseling a fare da apripista.
Il libro appare strutturarsi in diversi strati di complessità. L’approccio per il lettore può avvenire a diversi livelli, secondo il principio sistemico per cui il semplice spiega il complesso. Il libro è accessibile e approcciabile, data la sua natura composita, da un vasto pubblico: operatori, counselor e psicoterapeuti formati e in formazione, studenti universitari e “lettori ingenui”, appassionati di comunicazione, interazione e relazioni.
RECENSIONE DI RODOLFO DE BERNART
Dalla Rivista di Mediazione Familiare Sistemica – Rivista dell’AIMS – Associazione Internazionale Mediatore Sistemici, vol. 5/6, ottobre 2007, p. 194.
Negli ultimi anni si sta finalmente sviluppando anche in Italia il campo della consulenza o meglio del “Counselling “ o “Counseling” . Come si vede è già difficile trovare un nome che metta d’accordo tutti , come sottolinea l’autrice che alla fine ha scelto la terza opzione.
Questa pratica si rivolge a situazioni non patologiche ed opera attraverso consigli o indicazioni che stimolino risorse già presenti nella persona o nel sistema cliente.
Il Counseling nasce nel mondo anglosassone e diventa “sistemico” negli anni 90, quando l’ottica sistemica , applicata inizialmente alla Terapia Familiare, comincia ad essere utilizzata in altri contesti invidiali e di gruppo , ma soprattutto in situazioni non patologiche .
Il termine “pluralista “ arriva nel 2004, quando nei convegni e nelle riflessioni dei didatti e degli allievi della scuola della autrice ci si rende conto che si sta elaborando e trasmettendo un modello che mette in “conversazione” diversi approcci
Ma cosa è un Counselor? L’autrice ci fornisce una definizione chiara mutuata dalla BAC (British Association of Counseling): “Compito del counselor è dare al cliente l’opportunità di esplorare, scoprire e chiarire dei modi di vivere più fruttuosi e mirati ad un più elevato stato di benessere”. Come si vede non si parla né di diagnosi né di terapia…
Insomma il Counseling è certamente una professione d’aiuto che, attraverso la relazione fra professionista e cliente (individuo , famiglia o gruppo) mira a facilitare processi di cambiamento, a rinforzare processi evolutivi ed a migliorare la qualità della vita, valorizzando sia le risorse sia le relazioni con l’ambiente circostante.
Il volume è costruito come un manuale molto efficace e completo.
La prima parte scritta completamente dall’autrice, fornisce un’ampia panoramica sulle “radici” del Counseling Sistemico Pluralista. Si parte da un’analisi accurata delle radici delle relazioni d’aiuto e da una visione storica della costruzione della professione di counselor per arrivare alla contaminazione con il pensiero sistemico, che sposta il fuoco dalla persona alle relazioni.
Vengono poi considerate le influenze del pensiero umanistico e gestaltico e , nell’ultima parte del primo capitolo, sono esaminate le ragioni storiche del ritardo dell’affermarsi del counseling in Italia. Infine vengono definite le possibilità di formazione e di riconoscimento della professione in Italia, oggi affidato alle diverse associazioni, scrupolosamente citate.
Il secondo capitolo è completamente dedicato alle radici epistemologiche del counseling, mentre il terzo si occupa più specificamente dei pionieri della terapia familiare e della loro influenza nella costruzione del modello “Sistemico Pluralista”.Un grande spazio viene dato anche alla seconda generazione ed ai suoi contributi.
Il quarto capitolo, infine , affronta il compito più difficile. Qui la Edelstein , infatti , presenta le diverse tecniche e teorie di cui ha studiato le origini nei capitoli precedenti, in una forma integrata , fino a definire, appunto, un modello pluralista.
Ogni tecnica viene riesaminata e modificata secondo la necessità di integrazione , ma anche di adattamento al singolo contesto non solo familiare.
Personalmente ho trovato molto efficaci e creative le idee dell’autrice nell’utilizzare modificandole le tecniche da me proposte (Foto, Sculture, Disegni e Collage).
Basterebbe questa prima parte per dare al lettore un ottimo manuale sul Counseling, ma la Edelstein si trasforma in curatrice e ci offre una seconda parte a più mani per completare il quadro con applicazioni pratiche nei diversi contesti.
Seguono così altri dieci capitoli, ognuno dedicato ad un argomento specifico: dai bambini ed i minori agli anziani, dal counseling genitoriale a quello scolastico, da quello sanitario a quello in fisioterapia, senza dimenticare i macrocontesti e le aziende familiari.
Questo rende il volume particolarmente adatto come libro di testo per le scuole di counseling e mediazione che non si occupano solo del contesto familiare, ma anche appunto di altri settori, ancora poco visitati.
Non poteva mancare una rassegna bibliografica (anzi due, visto che ognuna riguarda una delle due parti del volume) piuttosto accurata.
Alla fine sono anche fornite in appendice le liste delle scuole SICIS e delle altre scuole sistemiche del CNCP.
Cosa chiedere di più?
Mi sembra un volume completo, estremamente utile ed altamente consigliabile per la formazione degli allievi di counseling e mediazione.
Sono molto lieto che il contributo di Cecilia Edelstein ci aiuti a dimostrare che il Counseling e altre professioni d’aiuto non sono affatto una forma minore o meno colta della psicoterapia, ma si presentano invece come qualcosa di diverso ed autonomo, pur avendo in qualche parte radici teoriche e tecniche comuni.
In altri paesi le società di psicoterapia e di counseling spesso sono assieme sotto una stessa etichetta. Qui in Italia e forse in Europa questo ormai non è più possibile, ma certamente avremo Istituti e Centri che si occupano di entrambe le formazioni e che continueranno ad utilizzare il fruttuoso confronto fra i due contesti.
Scrivendo queste ultime righe non faccio solo un affermazione teorica, ma faccio riferimento ad un esperienza pratica di anni di formazione, prima della legge sulla psicoterapia, quando nei gruppi di formazione per terapeuti familiari coesistevano Psichiatri, Psicologi ed Assistenti Sociali, OGNUNO PORTATORE DI ESPERIENZE IMPORTANTI E DIVERSE.
Mi auguro che questo libro sia letto anche da psicoterapeuti e mediatori sistemici.