Tesi finale di: Dott.ssa Annalisa Fada
Relatrice: Anna Consiglio
Anno di discussione tesi: novembre 2019
L’autrice ha voluto raccontare come la figura di counselor possa rappresentare un ideale compagno di viaggio per il lavoro di educatrice. Camminando a fianco di madri con i loro bambini, o di ragazze sole, il counselor può aiutare a riconoscere le proprie risorse nei momenti difficili e leggere con maggiore chiarezza le situazioni e i contesti.
I primi due capitoli sono dedicati alla teoria sistemica del counseling Sistemico Pluralista, approccio adottato dalla scuola. L’autrice descrive in particolare la storia e l’evoluzione del counseling e della terapia sistemica, dalla sua nascita negli Stati Uniti negli anni Trenta fino ad oggi. Viene poi illustrato nello specifico il Modello Sistemico Pluralista, soffermandosi su strumenti, tecniche e abilità che un counselor di tale orientamento dovrebbe avere.
Nel terzo capitolo, l’autrice presenta il servizio dove ha svolto tirocinio: il progetto Prendimi in Affetto, descrivendo le evoluzioni che hanno portato alla costituzione di un servizio di secondo livello, i diversi sistemi in interazione e le diverse fasi del progetto stesso. In questo contesto, ha inoltre potuto partecipare a serate di sensibilizzazione, incontri con famiglie, di équipe, di sostegno e di supervisione.
Nel quarto capitolo, l’autrice descrive la struttura e le attività del servizio d’accoglienza di donne sole o con figli, nel quale attualmente lavora come educatrice e il luogo nella quale si è sperimentata come counselor: la Casa di Vittoria.
Nel quinto capitolo è raccolta la testimonianza di Katiuscia (nome di fantasia), ragazza di 21 anni che l’autrice ha seguito per due anni nella comunità dove lavora, in un appartamento in autonomia, e poi privatamente, come domiciliare, nella sua abitazione. Katiuscia proviene da un’esperienza molto dolorosa di affido fallito. Il caso presentato racchiude caratteristiche comuni a più ragazze ospitate negli anni nella struttura di riferimento, risultando quindi significativo ed è particolarmente caro all’autrice.
L’autrice conclude osservando come il lavoro da educatrice diventi un binomio vincente con le competenze del counselor: il campo di azione entro cui opera ha come specificità un a sfondo psico-educativo ed i suoi confini professionali non possono essere considerati un limite, piuttosto una differenziazione e una grande opportunità.