Tesi finale di: Dott.ssa Daniela Butti
Relatrice: Dott.ssa Anna Consiglio
Anno di discussione di tesi: 2006
L’autrice illustra come il counseling sistemico e le sue tecniche possano riflettersi positivamente sul lavoro in ambito comunitario con utenti e operatori.
Nella prima parte, si definiscono il concetto di counseling sistemico pedagogico e i suoi assunti di base, concentrandosi sui principali precetti tecnici: presentificazione del terzo e utilizzo specifico delle domande, in particolar modo di domande riflessive. L’autrice illustra poi il ruolo dei bambini nei percorsi di counseling sistemico: partendo dal presupposto che le capacità dialogiche sono precoci, il counselor può stimolare i processi riflessivi del bambino e permettere, all’intera famiglia, esperienze relazionali diverse.
La prima parte si conclude introducendo l’ambito comunitario con le sue caratteristiche e finalità. La comunità rappresenta un contesto di protezione sia fisico che emotivo. In questo senso, la fase di accoglienza e di conoscenza degli operatori rappresenta uno spazio empatico e di sostegno che avvia la relazione d’aiuto, spesso lunga, complessa e talvolta frustrante. Fondamentale, per l’autrice, porre attenzione alle dimensioni temporali, cercando di passare da un’ottica lineare ad un’ottica sistemica e circolare; solo così si possono ri-creare passato e futuro.
Nella seconda parte, l’autrice si concentra sulla propria esperienza professionale in una comunità d’accoglienza protetta (a indirizzo segreto) per donne maltrattate e i loro figli. Vengono descritte due figure femminili: un’operatrice e una donna utente della comunità con i propri figli; le loro storie di vita e il loro percorso in comunità sono state per l’autrice, in veste di responsabile e di counselor, emblema di come l’accoglienza permetta di ridefinire e connettere in modo coerente il proprio presente con le esperienze passate e, quindi, poter vivere una dimensione riparativa e di sostegno.