Tesi finale di: Dott. Ilvano Fornesi
Relatore: Dott. Luigi Ubbiali
Anno di discussione di tesi: 2011
L’autore porta a esempio la propria esperienza di lavoro nel contesto di un asilo nido, per riflettere in chiave sistemica sulla struttura del sistema-nido e la sua complessità.
La tesi si struttura in quattro capitoli: il primo contenente la storia della struttura stessa; il secondo che descrive le attività della struttura esplicitandone epistemologia e interazioni con i soggetti con cui entra in contatto; il terzo e il quarto, incentrati sulla prospettiva sistemica e sul ruolo del counselor al nido.
Nel primo capitolo si ripercorre la storia del nido di Martinengo, sottolineando come, nel tempo, la visione epistemologica della struttura, della sua funzione, ma anche della famiglia e del bambino, sia cambiata. Si passa dal nido come servizio residuale rivolto a madri lavoratrici, con una concezione del bambino come soggetto vulnerabile, ad una visione del nido come autentico centro educativo.
Nel secondo capitolo si analizza la struttura del nido nei suoi vari significati; le scelte della struttura vengono spiegate a livello epistemologico, pedagogico e relazionale. Vengono descritti gli ambienti e la loro funzionalità (anche con l’ausilio di fotografie), i ruoli e gli scambi tra i vari attori (famiglie, bambini, operatori e amministratori) e un particolare progetto – I Martingegni – consistente nell’ideazione/costruzione di dispositivi ludici atti allo sviluppo autonomo delle aree cognitive nel bambino.
Nel terzo e quarto capitolo, si esplora il significato di fare counseling sistemico nel contesto del nido, sia nella relazione con gli operatori, sia in quella con le famiglie. La prospettiva sistemica permette di considerare i vari attori come competenti e di mettere in campo strumenti, quali l’ipotizzazione, l’uso delle domande e le tecniche iconiche, per esplicitare i pregiudizi, incontrare le differenze, valorizzare le competenze. Viene, inoltre, fatto un excursus sulla concezione del bambino e dell’infanzia negli ultimi decenni.
L’autore conclude considerando la storia della struttura come “infinita” poiché capace di contenere in sé le dimensioni di passato, presente e futuro.