Un servizio di counseling penitenziario, progetto di accompagnamento e sostegno ai detenuti nella Casa Circondariale di Mantova
Tesi finale di: Dott.ssa Angela Lamura
Relatore: Dott. Emanuele Zanaboni
Anno di discussione tesi: 2017
Nella tesi l'autrice illustra il proprio lavoro con persone in esecuzione penale all'interno del carcere.
Il percorso è stato mirato a sostenere il gruppo dei detenuti in un percorso riabilitativo, al fine di: tracciare scenari possibili per convivere con una struttura totalitaria in maniera riabilitativa, riacquisire l'autostima, recuperare l'identità sociale per un ritorno dignitoso nella società, ri-connettersi con la propria storia, aumentare la qualità della vita dei singoli e dei gruppi nell'istituzione agevolando la nascita di relazioni fra i detenuti.
Dal punto di vista metodologico il counseling sistemico le ha consentito di considerare ed intrecciare diversi approcci e le tecniche e le metodologie più adatte per il progetto di tirocinio (per esempio, attività espressive e artistiche all’interno di una cornice narrativa)
Il lavoro si è articolato in più esperienze: un lavoro in gruppi (uno di soli uomini, l’altro eterogeneo), dove con l’uso di tecniche quali collage, disegno, sabbia cinetica, “OH Cards” e mandala si sono approfonditi temi relativi al viaggio, alle appartenenze, ai luoghi della vita e al significato delle radici.
Un secondo lavoro, più di carattere individuale è stato co-condotto con un’educatrice nel contesto dei colloqui istituzionali.
Un’ultima attività è stata a carattere narrativo, integrando l’esperienza del laboratorio cinematografico.
La tesi si sviluppa da una prima parte teorica, volta a presentare le radici del counseling sistemico pluralista e gli obiettivi delle tecniche principali. È stato in seguito approfondito il contesto del carcere, focalizzandosi sia sul tema del diritto alla salute e delle riforme che hanno modificato la medicina penitenziaria, sia sulla presenza delle sub culture dei detenuti.
Il lavoro pratico è stato introdotto sottolineando la coerenza tra approccio sistemico pluralista e bisogno di un ascolto attivo e incondizionato nei confronti dei detenuti. La metodologia pluralista si è rivelata utile per condurre i gruppi complessi.
Nella conclusione del lavoro, l'autrice ritiene che un modello di counseling sistemico pluralista in ambito penitenziario sia non soltanto applicabile, ma auspicabile come consuetudine trattamentale in affiancamento alle prassi istituzionali, soprattutto per quanto risulti significativo l'accompagnamento dei detenuti verso la ridefinizione del loro progetto di vita, contribuendo ad allargare i punti di vista e permettere di intravedere nuovi orizzonti di vita, con la consapevolezza degli errori commessi e il desiderio di esplorare nuove dimensioni esistenziali.